Produttività e salute mentale sono aspetti della vita che tendono ad essere strettamente collegati.
In alcuni casi, quando la nostra salute mentale vacilla ne può risentire anche la nostra capacità produttiva. In questo post consideriamo brevemente questo aspetto della vita. Successivamente, prenderemo in esame cosa si può fare per provare a migliorare la situazione.
Come incide la salute mentale sulla produttività?
Chi sperimenta difficoltà legate alla propria salute mentale spesso inizia a sentirsi incapace di affrontare gli aspetti della sua quotidianità. Ad esempio può far fatica a gestire le responsabilità sul posto di lavoro, le faccende domestiche, le attività divertenti che un tempo erano amate, ecc.
In questa situazione, sembra che ogni attività inizi a richiedere un eccesso di energie fisiche e mentali. Iniziano a manifestarsi problemi di concentrazione, difficoltà a rimanere motivati, difficoltà a gestire compiti che un tempo erano routinari e problemi di memoria.
Se protratta per più di sei mesi, questa dinamica aggrava lo stato della propria salute mentale.
Perché fare attenzione alla produttività?
Se il calo di produttività ed il malessere ad esso collegata sono ignorati, si corre il rischio di crollare.
Questo avviene perché si crea un circolo vizioso.
Da un lato la propria salute mentale incide sulla qualità del lavoro e, nei casi più gravi porta al licenziamento o a sanzioni dovute a incidenti. Dall’altro, la perdita di produttività alimenta problematiche economiche che fanno peggiorare ulteriormente la propria salute mentale.
L’accento sulla produttività, dunque, non ha un’importanza fine a se stessa. La perdita di produttività è un segnale concreto da non sottovalutare.
Per questo, il ripristino della produttività è un aspetto necessario per migliorare la qualità della vita.
È possibile ristabilire la propria produttività anche se la salute mentale vacilla?
Sì, a patto che non ci si lasci ossessionare dalla produttività, idealizzandola.
La produttività è un indicatore, non un obiettivo di vita.
Come indicatore, la produttività va inquadrata in un piano di recupero che consideri anche altri aspetti della propria vita.
Dare troppa importanza alla produttività, infatti, può portare a fare più di quanto si riesca, in un periodo di vulnerabilità. Provare a reagire con sforzi eccessivi alla lunga peggiora le cose e alimenta immotivati sensi di colpa.
Il sovraffaticamento che deriva da interventi eccessivi alimenta stress, burnout o apatia, impedendo di recuperare la propria salute mentale.
Cosa si può fare?
Appena ci rendiamo conto che la nostra produttività è in calo, è importante semplicemente prenderne atto e utilizzare quest’informazione per migliorare.
Istintivamente, lo stress ci porta a fare di più, ma non possiamo reggere un sovraccarico per molto tempo. Per questo, anziché provare a fare di più, in queste situazioni è importante fare meglio, cambiando la propria organizzazione.
Anziché andare in allarme, alimentando fattori di stress che impediscono di reagire, è dunque imporante restare positivi e ridurre il più possibile l’autocritica, per trovare una nuova organizzazione.
Criticarsi ridurrebbe le probablità di ristabilire il nostro stato di salute mentale, perché non ci dà pace, in un periodo in cui ciò che si cerca è proprio uno stato di ristoro e benessere.
Come fare a restare positivi per rialimentare la propria produttività?
La concretezza è fondamentale per mettere da parte le emozioni negative e evitare di accumulare problemi che, alla lunga, sono percepiti come insormontabili. Per fare questo possiamo considerare alcune indicazioni:
- Migliorare è portare a termine piccole cose. Ad esempio, se abbiamo notato che spesso si accumulano compiti che riguardano la cura della propria casa/ambiente di vita (mettere in ordine, pulire, occuparsi dei vestiti, ecc), basta iniziare con prendersi cura di un aspetto, come lavare alcuni piatti. Anche se sembra poco, è comunque un aumento concreto della produttività e può farci assaporare un miglioramento del benessere personale. Fare, anche se poco, ci dà il senso della concretezza.
- Riconoscere le piccole vittorie, anzichè criticarsi. Un piccolo passo coerente con le proprie possibilità è sempre meglio di niente. Valorizzare i piccoli cambiamenti ci ricorda che c’è una gradualità nelle cose. Anche se non si è fatto tutto, non siglifica che si è fatto niente.
- Creare variabilità. Tutto ciò che rischia di diventare una “maratona sedentaria” (di film, internet, lettura, ecc.), anche se ci piace, rischia di limitarci. Se ci si ritrova a usare troppo la tecnologia, quindi, è utile intervallare il tempo che si dedica ad essa con qualcosa di pratico che rientra nelle piccole cose da fare che si stanno accumulando.
- Migliorare lo stile di vita. Seguire una dieta sana, curare il riposo e fare esercizio fisico, per migliorare la funzionalità generale del proprio corpo. Basta iniziare scegliendo uno di questi aspetti, per migliorare la qualità della vita. Ad esempio, iniziare a bere più acqua tutti i giorni o fare qualche minuto di esercizi quando possibile.
- Ricordarsi che si può sempre chiedere aiuto. Se viviamo con altre persone, possiamo chiedere il loro aiuto o ristabilire una distrubuzione equa dei compiti domestici. Se nonostante tutto si fa fatica, è importante chiedere aiuto anche ad un/una professionista. Un approccio esperto, oltre che per inquadrare la situazione, può essere importante per attivare e realizzare in concreto il miglioramento desiderato.